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Salvador, stato di Bahia. Nella grande piazza si muovono personaggi umili, generosi e misteriosi, affratellati da una emarginazione che concede almeno un luogo dell'incontro e dello scontro, che riconosce loro una identità, una storia. Molti in seguito fuggiranno verso le città più ricche del Nordeste, ma per trovare l'angoscia delle favelas, altre miserie, altra malavita, altre sventure, lontani dalla povera comunità in cui era possibile il dialogo. Sempre, nella disperazione e di fronte alla morte, persiste una tenace volontà di sopravvivenza, un disperato aggrapparsi a qualunque possibilità di resistere. Non mancano il gioco e la speranza, e sogni realizzati attraversando mille prove, come nella "favola" di Ivone, che tuttavia si realizza sulla disperata autodistruzione della sua prediletta diva televisiva. In quattro capitoli sono narrati la dispersione e il ritorno: Salvador, Rio de Janeiro, São Paulo, Salvador. Molti si ritroveranno, nella presenza o nel ricordo, vivi e morti, nella grande piazza della capitale di Bahia, umanità dolente che conosce la violenza, ma anche la pietà e la fratellanza. Una struttura narrativa complessa, che suggerisce il linguaggio filmico, talora dà voce ai singoli personaggi, talora ricorre al discorso indiretto libero introducendo con efficacia il lettore nel parlato di un mondo in cui si incontrano diversi linguaggi, espressione di stratificazioni sociali differenti accomunate dalla emarginazione sociale.